Descrizione
Dopo l’esecuzione orchestrale della Musica futurista di Balilla Pratella e dopo un breve discorso del Poeta Marinetti, Giovanni Papini, ritto alla ribalta fra i pittori futuristi Boccioni, Russolo, Carrà, Balla e Ardengo Soffici e i poeti futuristi Luciano Folgore, Cavacchioli, Libero Altomare e Auro d’Alba, affrontò per un’ora la bestiale ostilità del pubblico, col seguente discorso: «Io sono un teppista, e’ arcivero. M’e’ sempre piaciuto rompere le finestre e i coglioni (le scatole) altrui e vi sono in Italia dei crani illustri che mostrano ancora le bozze livide delle mie sassate. Non c’e’, nel nostro caro paese di parvenus, abbastanza teppismo intellettuale. Siamo nelle mani dei borghesi, dei burocratici, degli accademici, dei posapiano, dei piacciconi. Non basta aprire le finestre – bisogna sfondar le porte. Le riviste non bastano – ci voglion le pedate […]. Chi mi darà torto se io dichiaro che Roma è sempre stata, intellettualmente parlando, una mantenuta? Questa città ch’è tutto passato nelle sue rovine, nelle sue piazze, nelle sue chiese; questa città brigantesca e saccheggiatrice che attira come una puttana (meretrice) e attacca ai suoi amanti la sifilide dell’archeologismo cronico […].Tutti gli altri uomini facciano i loro mestieri; lavorino, guadagnino i quattrini, mangino e bevano e pensino agli interessi della città e del paese; ma nel mondo dello spirito, nel mondo dell’intelligenza e dell’arte, non venite a turarci la bocca e ad impedirci il respiro con le vostre fregnacce di servitori d’Iddio e della societa’ […]. Parallella a questa infatuazione cristianoide è l’infatuazione filosofica […] Da una diecina di anni si è sviluppato in Italia un filosofismo astratto (per) sostituire definitivamente la religione. Il caporione di questo filosofismo è quel Benedetto Croce […] padreterno milionario, senatore per censo, grand’uomo per volontà propria e per grazia della generale pecoraggine ed asinaggine […] Sogna un’Italia intellettuale composta di tanti bravi figliuoli che stianoa bocca aperta ad ascoltare il suo verbo, buoni clienti di Laterza, occupati ciascuno in qualche lavoretto assegnato dal rettore supremo […] La cultura italiana e’ tremendamente decrepita e professorale: bisogna uscire una buona volta da questo mare morto della contemplazione, adorazione, imitazione e commento del passato se non vogliamo diventare davvero il popolo piu’ imbecille del mondo». Con questo discorso Papini sancisce l’alleanza offensiva tra il gruppo di Lacerba e il movimento futurista. Cfr. Cammarota, Futurismo, Manifesti, 18; Diz. Fut., p. 625c.