Descrizione
Il poema dei pària fu pubblicato in Francia clandestinamente nel 1948, e poi in un’edizione censurata l’anno successivo. Romanzo autobiografico in cui G. racconta la sua vita, descrive il suo ambiente: mendicante affamato, prostituto vestito da donna, spia, ladro, ricattatore. Dipingendo se stesso e le proprie emozioni nella sua realtà di miseria e di vizio, che in ogni città invischia migliaia di persone, migliaia di pària, che la società sdegna, respinge, senza nemmeno tentare di capire.
«Genet esalta ogni tipo di devianza (furto, tradimento, omosessualità…) riconoscendosi di fronte agli altri proprio in quanto deviante» Cfr. Dall’Orto, n. 85.
Jean Genet [Parigi, 1910-1986]. Drammaturgo, poeta e romanziere francese, fra i più discussi del Novecento. In lui la vita e l’opera d’arte si intrecciarono profondamente al punto da rendere difficile la distinzione tra episodi inventati ed esperienze realmente vissute dall’autore. Il trionfo di questo atteggiamento è l’autobiografia romanzata del Diario del ladro (1949), in cui Genet racconta la storia di un sé stesso ladro, omosessuale e “marginale” mentre vagabonda lungo l’Europa degli anni trenta. Il carcere, la vita di strada, l’attrazione per marinai e “guappi” dei bassifondi sono una costante della sua opera. Con Querelle de Brest (1947), poi portato sullo schermo da Fassbinder (Querelle de Brest, 1982), Genet ha fissato per sempre il mito omoerotico del marinaio. Nei suoi romanzi e nei drammi bene e male si intrecciano e si completano e l’erotismo, filtrato da un desiderio mai nascosto, si esprime in personaggi ambigui, violenti e a volte corrotti: “Anche se non son sempre belli, gli uomini votati al male possiedono le virtù virili”. La pubblicazione dell’insieme delle sue opere (1951), con ampio saggio introduttivo di J.-P. Sartre (Saint Genêt, comédien et martyr), segnò l’inizio della sua notorietà; la leggenda dell’uomo, cui contribuì anche la pubblicazione dell’autobiografia Le journal du voleur (1950), rafforzata dalla sua personalità artistica, diede luogo alla creazione del “mito Genet” eroe e santo di un mondo in putrefazione, interprete naïf e insieme intellettuale dei proprî turbamenti. Abbandonata la letteratura, fu vicino a movimenti radicali di protesta e alle lotte di liberazione dei popoli del Terzo mondo, solidarizzando in particolare con i Palestinesi. Postumo è apparso il suo libro-testamento Le captif amoureux (1986).