Descrizione
L’Albero della salute (cm 70×100), realizzato da Virgilio Retrosi nel 1924, a colori, indica la collaborazione necessaria tra datore di lavoro e lavoratori. Gli uomini sono vicini ad un albero frondoso e ricco di frutti perché insieme devono curare e difendere la potenza economica di una Nazione. Significativa è la scelta dell’albero, un’immagine retorica, usata da Mussolini, per esprimere l’essenza del corporativismo fascista di laboriosità e impegno nazionale, che univa imprenditori e operai. La politica corporativista trovò espressione nella Carta del Lavoro del 1927, con essa il lavoro viene definito come dovere sociale e viene introdotto il contratto collettivo di lavoro quale espressione concreta della solidarietà tra i vari fattori della produzione, mediante la conciliazione degli opposti interessi dei datori di lavoro e dei lavoratori e la loro subordinazione agli interessi superiori della produzione. La Carta inoltre stabilisce indennità per gli infortuni, maternità, disoccupazione. https://movio.beniculturali.it/inapp/lavoroesocietaaiprimidelnovecento/it/119/l-albero-della-salute
«Degna di nota è sicuramente la produzione di manifesti di propaganda popolare per la lotta ai mali sociali attraverso l’utilizzo di immagini, o meglio, veri e propri disegni d’artista, in grado di colpire le coscienze delle masse. Ne sono un esempio Il Direttissimo della Salute, Alla conquista della Salute, L’Alfabeto della Salute, L’Albero della Salute, La Medusa (o Le sette piaghe), Lotta alla Malaria, una serie di manifesti opera di Filippo Scarpelli (i primi tre) e del Professor Virgilio Retrosi (gli ultimi tre), pubblicati tra il 1922 e il 1925, utilizzati anche come copertine di alcuni volumi di Difesa Sociale». Cfr. Camilla Corona, La storia istituzionale dell’Istituto per gli Affari Sociali tra house organ e carte d’archivio (1922-2010), Roma, 2022.
Virgilio Retrosi (Roma 1892 – 1975). Allievo di Duilio Cambellotti è attivo come ceramista già nel primo decennio del Novecento. Nel 1911 esordisce, in occasione dell’Esposizione Internazionale di Roma per il cinquantenario dell’Unità d’Italia. Tra il 1912 e il 1913 realizza la grafica per la rivista “La Casa”. Durante la guerra crea una nota serie di cartoline satiriche antiaustriache. Negli anni venti assiste Cambellotti all’Istituto Professionale del San Michele. In campo pubblicitario lavorò a lungo creando un consistente numero di manifesti di buona grafica spaziando dalla propaganda sociale a quella turistica e seguendo uno stile rigoroso tipico degli anni Trenta, con risultati anche di notevole rilievo.
L’IPAS [Istituto Italiano di Igiene Previdenza e Assistenza Sociale] fu fondato nel 1922 da Ettore Levi (Venezia 1880 – Roma 1932), professore e medico neuropatologo, appartenente a una famiglia ebraica già da generazioni affermata nel campo della medicina. L’attività propagandistica dell’IPAS si contraddistinse, anche, per la pubblicazione di una serie di manifesti murali, strumenti capaci di educare e diffondere informazioni utili alla tutela della salute individuale e collettiva. L’istituto fu amministrato dalla Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali e, dal 1933, dall’Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale (poi INPS). Nel 1932, anche a causa delle sue origini ebraiche, Ettore Levi sarà estromesso dall’Istituto. Si toglierà la vita il 5 luglio del 1932.