Descrizione
Messa in scena dalla Compagnia Drammatica Italiana, diretta da U. Palmarini, con U. Palmarini, G. Miotti, A. Mastrantoni, P. Campa, P. De Marchi, G. Bottone, A. Galli, W. Capodaglio, A. C. Zanchi, C. F. Ivaldi, T. Corsani.
Federico Petriccione [Napoli 1895-Milano 1970]. Giornalista, critico teatrale, drammaturgo. Collaborò a diverse testate tra cui il Roma (1914-22 e 1924-27), Corriere della Sera e la Domenica del Corriere, Battaglie del Mezzogiorno (1922-23), Giorno (1923-1924), Roma della Domenica (1924-27), Tempo. Commedie: La donna mia (Napoli, Teatro Fiorentini, compagnia Palmarini, 31 marzo 1921); Nero (ivi, Teatro Sannazaro, comp. De Sanctis, 30 aprile 1923); Mio cugino Totò (ivi Teatro Fiorentini, comp. Rossi-Ferrero, 9 novembre 1923); La Vita nuova (ivi, T. Mercadante, comp. Falconi, dic. 1926); Un Magnifico cappello (Sanremo, comp. Musco, 15 settembre 1937); Il Grande Leopoldo (Riccione, comp. Carini, 16 agosto 1939); Finisce così… (Milano, Ecxelsior, comp. Ruggeri, 17 marzo 1950). Tra le sue pubblicazioni: Sette storie di vita e di morte (1919), Napoli: calci d’azzurro (1931), La città abbandonata (1955), Piccola storia della canzone napoletana (1960). Pubblicò anche vari libretti ed opuscoli di argomento sportivo (1933-34): Colombari, Vojak, Vincenzi…
Teatro dei Fiorentini. Fino alla sua chiusura era il teatro più antico di Napoli. Fondato nel 1618, prese il nome dalla vicina Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. Nel primo secolo di attività venivano date solamente rappresentazioni in prosa, ma nel 1706, vista la debole attività che veniva svolta in esso (ormai venivano messe in scena solamente commedie spagnole di poco conto), alcuni nobili decisero di rinnovarlo e di trasformarlo quindi in un teatro d’opera, anche grazie all’esperienza e alla bravura di Nicola Serino, che proprio nel 1706 fu il nuovo direttore del teatro. Così il teatro divenne in breve tempo uno dei maggiori palcoscenici napoletani, nel quale furono rappresentati intermezzi e opere buffe dei maggiori compositori partenopei dell’epoca. Nonostante un terribile incendio che lo distrusse il 17 gennaio 1711, dopo la messa in scena de La Cianna, il successo non venne meno. La struttura fu riaperta due anni dopo, nel 1713. Nel 1747 il teatro fu rilevato da Pietro Trinchera, ma l’iniziativa si concluse miseramente nel 1755. Dal 1773 al 1779 il teatro fu restaurato e ampliato secondo il disegno dell’architetto Francesco Scarola, allievo di Ferdinando Fuga. Nella Compagnia Reale dei Fiorentini entra nel 1845 per la prima volta Tommaso Salvini, il quale vi rientrerà poi nel 1860 con l’allora direttore Adamo Alberti. Negli stessi anni, nel 1840, si mise in evidenza la compagnia di Cesare Asti con il dramma La valle del torrente. Nel 1941 il teatro fu gravemente danneggiato da un bombardamento. Negli anni cinquanta del XX secolo fu completata la sua demolizione nel prosieguo dei lavori di costruzione del nuovo rione Carità: smise così di funzionare come teatro. Successivamente divenne una sala cinematografica. Oggi è una sala bingo.













