Descrizione
L’anofele (70×100) realizzato da Virgilio Retrosi è il manifesto che simboleggia la bonifica integrale che, insieme alla battaglia del grano, rappresenta una delle famose politiche agrarie del regime fascista. La strategia, chiamata integrale, consisteva nell’aggiungere, all’utilizzo del chinino, tre pratiche di bonifica: idraulica (drenaggio delle paludi e controllo delle fonti d’acqua), agraria (ripopolamento dell’area tramite incentivi agricoli), igienica (condizioni abitative sicure con murature imbiancate). L’Agro Pontino, a sud di Roma, è stata l’area target su cui si sono concentrati maggiormente gli sforzi: 10 anni di impegno, oltre 120.000 lavoratori, 16.500 km di canali di drenaggio, cinque nuove città edificate. La scritta alla base del manifesto ricorda le due strategie agrarie, come affermò Mussolini il 30 luglio del 1925: La battaglia del grano, o signori, significa liberare il popolo italiano dalla schiavitù del pane straniero. La battaglia della palude significa liberare la salute di milioni di italiani dalle insidie letali della malaria e della miseria. [https://movio.beniculturali.it/inapp/lavoroesocietaaiprimidelnovecento/it/121/l-anofele]
«Degna di nota è sicuramente la produzione di manifesti di propaganda popolare per la lotta ai mali sociali attraverso l’utilizzo di immagini, o meglio, veri e propri disegni d’artista, in grado di colpire le coscienze delle masse. Ne sono un esempio Il Direttissimo della Salute, Alla conquista della Salute, L’Alfabeto della Salute, L’Albero della Salute, La Medusa (o Le sette piaghe), Lotta alla Malaria, una serie di manifesti opera di Filippo Scarpelli (i primi tre) e del Professor Virgilio Retrosi (gli ultimi tre), pubblicati tra il 1922 e il 1925, utilizzati anche come copertine di alcuni volumi di Difesa Sociale». Cfr. Camilla Corona, La storia istituzionale dell’Istituto per gli Affari Sociali tra house organ e carte d’archivio (1922-2010), Roma, 2022.
Virgilio Retrosi (Roma 1892 – 1975). Allievo di Duilio Cambellotti è attivo come ceramista già nel primo decennio del Novecento. Nel 1911 esordisce, in occasione dell’Esposizione Internazionale di Roma per il cinquantenario dell’Unità d’Italia. Tra il 1912 e il 1913 crea grafica per la rivista “La Casa”. Durante la guerra crea una nota serie di cartoline satiriche antiaustriache. Negli anni venti assiste Cambellotti all’Istituto Professionale del San Michele. In campo pubblicitario lavorò a lungo creando un consistente numero di manifesti di buona grafica spaziando dalla propaganda sociale a quella turistica e seguendo uno stile rigoroso tipico degli anni Trenta, con risultati anche di notevole rilievo.
L’IPAS [Istituto Italiano di Igiene Previdenza e Assistenza Sociale] fu fondato nel 1922 da Ettore Levi (Venezia 1880 – Roma 1932), professore e medico neuropatologo, appartenente a una famiglia ebraica già da generazioni affermata nel campo della medicina. L’attività propagandistica dell’IPAS si contraddistinse, anche, per la pubblicazione di una serie di manifesti murali, strumenti capaci di educare e diffondere informazioni utili alla tutela della salute individuale e collettiva. L’istituto fu amministrato dalla Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali e, dal 1933, dall’Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale (poi INPS). Nel 1932, anche a causa delle sue origini ebraiche, Ettore Levi sarà estromesso dall’Istituto. Si toglierà la vita il 5 luglio del 1932.